Noto con soddisfazione che gran parte della società civile si sta mobilitando contro gli ultimi provvedimenti presi dal Governo in materia di scuola e università.
Di fronte a una situazione che, per quanto grave, è solo la prevedibile conclusione di un percorso iniziato da circa vent’anni , gli studenti, il corpo docente, il personale tecnico amministrativo e in parte anche i genitori stanno operando ma soprattutto cooperando tra loro nell’organizzazione della protesta.
Nella realtà in cui mi trovo personalmente, ovvero l’università, la reazione non è meno decisa rispetto agli istituti superiori. Il polo delle scienze sociali di Novoli (Firenze) si è trovato forse un po’ in ritardo rispetto ad altri poli universitari della medesima città nell’affrontare una discussione aperta nella quale prendere una decisione su come organizzare la protesta, ad ogni modo il 14 ottobre è stata convocata un’assemblea di polo comprendente perciò le tre facoltà che ne fanno parte: scienze politiche, economia, giurisprudenza.
La partecipazione è stata molto più ampia del previsto, al punto che l’assemblea si è dovuta trasferire, per ragioni di spazio, nell’aula magna e nell’aula conferenze collegate tra loro tramite audio e video.
Democraticamente è stato scelto di rinviare la decisione se occupare o no a dopo il consiglio di facoltà di scienze politiche che si sarebbe tenuto a breve, l’assemblea si è dunque aggiornata al giorno del consiglio in forma di presidio di fronte all’edificio dove esso si teneva.
Dopo un momento di tensione causato da alcuni studenti hanno incitato ad occupare subito un edificio senza aspettare l’esito del consiglio, vanificando dunque il motivo stesso del presidio l’assemblea, essa si è trasferita ed è stata comunque fatta una votazione da cui è emersa la volontà di prendere la via dell’occupazione anche se per solo un edificio, il D5.
Bisogna comunque dare rilevanza ai risultati che si vogliono ottenere, e comunque rispettare una sorta di centralismo democratico per evitare di disperdere la protesta o presentare una qualche divisione profonda sulla quale le forze filogovernative facilmente speculerebbero, perciò l’assemblea ha auspicato che anche coloro che non appoggiavano l’occupazione come metodo partecipassero comunque per quanto potessero.
A proposito dell’opposizione fatta alla protesta, in questo caso promossa da “studenti per le libertà”, ritengo che sia stato dato democraticamente spazio alle loro argomentazioni per quanto provocatorie e prive di contenuto reale, ancora una volta in linea con la banalizzazione e un per così dire “sloganismo” diffuso nelle forze che appoggiano il Governo.
Lascia amareggiati ma purtroppo non sorprende ormai più il fatto che la stampa e i media abbiano dato poca informazione e questa, per lo più, sia stata caratterizzata da una presunta mancanza di democraticità nel far parlare chi non era d’accordo e nelle decisioni prese.
Nell’edificio occupato sono state promosse numerose iniziative di carattere informativo e non: nel parco vicino al polo è stata organizzata una “merenda sociale” nelle quale gli studenti intrattenevano i bambini e informavano i genitori; con la collaborazione di alcuni professori sono state promosse lezioni alternative a quelle regolari di informazione sulla riforma e sensibilizzazione su temi di attualità, molta esaustiva e partecipata è stata la lezione del prof Marzuoli (docente di diritto amministrativo), il quale ha esposto un’analisi tecnica ma non asettica del decreto 133 facendo chiarezza e sfatando luoghi comuni e etichettature di ogni tipo; infine molto interessante è stato il seminario tenuto da Malalai Joya giovane attivista afghana estromessa dal recente governo di Karzai per le sue posizione democratiche e femministe.
Gli studenti occupanti si sono poi suddivisi in gruppi di lavoro dandosi compiti diversi come lo studio approfondito della riforma e redazione di proposte alternative, relazioni con le altre facoltà.
Al contrario dell’idea generale che si ha dell’occupazione, questa non si è chiusa in se stessa, essa partecipa e collabora alle manifestazioni generali studentesche come ad esempio quella imponente di Firenze del 21 ottobre.
La risposta degli studenti e dei cittadini alle iniziative è stata piuttosto vasta e attiva, va inoltre ricordato che la proposta e la programmazione di queste avviene in discussioni e successive votazioni democratiche che si svolgono in assemblee giornaliere aperte a tutti.
La successiva assemblea di giurisprudenza ha frenato qualsiasi proposito di estendere l’occupazione ad altri edifici, da essa sono emerse forme più “soft” di mostrare il dissenso e cercando soprattutto l’appoggio dei professori, anche se va detto che la partecipazione è stata anche qui degna di nota e che molti studenti già dalla assemblea generale del 14 collaborano attivamente all’occupazione.
Va dunque sottolineato come anche in questa ristretta realtà, ma come in generale nelle organizzazioni studentesche ad ogni livello, quella contagiosa voglia di “prendere coscienza” della situazione e del bene comune, quella voglia di informarsi e di agire, quel clima che sa un po’ di ’68 non possono che essere positivi in un paese dove da troppo tempo regnano il passivismo e l’indifferenza.
Asesino
Nessun commento:
Posta un commento