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lunedì 6 ottobre 2008

Rivendicazioni operaie alla “Pasticceria Leonardo"

“Come mai, come mai, sempre in culo agli operai” questo divertente quanto significativo ritornello risulta veritiero per i comunisti come noi che della lotta di classe fanno una ragione di vita. Purtroppo attualmente il panorama del mondo del lavoro risulta differente rispetto al passato e i rapporti di produzione a distanza di anni rimangono sostanzialmente immutati.
Non dobbiamo ricorrere agli esempi degli scioperi londinesi di inizio ottocento nè alle occupazioni
torinesi durante il biennio rosso, il clima di sfruttamento permane anche ai giorni nostri.
Per quanto riguarda il nostro territorio basta guardare ai recenti scioperi sostenuti da Luglio
ad Agosto dagli operai della “Pasticceria Leonardo” di Mercatale in contrasto con la avidità
dirigenziale a proposito della piattaforma sindacale proposta dalla RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria).
Per chi non lo sapesse la “Pasticceria Leonardo” produce a livello industriale
decine di migliaia di croissant da distribuire in tutta Italia (autogrill in primis).
La proprietà di quest'azienda è in mano alla famiglia Bagnoli, nota proprietaria
dell'impero Sammontana ( terza produttrice di gelati a livello nazionale dopo Algida e Motta
legate a multinazionali come la Nestlè).
Non stiamo parlando quindi di noccioline ma di bilanci ingenti con svariati zeri.

Il dissidio è nato in Giugno, al termine dei cinque anni nei quali
l'azienda aveva chiesto agli operai di non fare richieste, perchè si sarebbero dovuti ammortizzare
i costi sorti dall'acquisto del nuovo capannone industriale, più grande e più efficiente
del precedente. Insomma “teniamo duro tutti assieme e i frutti della nostra pazienza li raccoglieremo in futuro”. Alla scadenza l'RSU si è presentato negli uffici dirigenziali con la proposta di un'aumento del premio di produzione annuo
(il consolidamento dello stipendio era già da allora fuori discussione) chiedendo ai responsabili
aziendali di mantenere le promesse fatte. La storia ci insegna a riguardo che le promesse
degli imprenditori sono da marinai e anche stavolta questo finale si è ripetuto. La dirigenza
aveva infatti appena aquistato per la modica cifra di 190 milioni di euro le famose aziende
Samson e Tre Marie, sostanzialmente per togliersi parte della concorrenza
sul mercato. I detti “non c'è trippa per gatti” e “becchi e bastonati” descrivevano perfettamente
il clima percepito in quel di Mercatale.
Stavolta però il cinismo dirigenziale aveva superato ogni limite e il malessere
operaio si tramutò in azione: fù così che l'RSU proclamò una serie di scioperi a scacchiera
da eseguire in sequenze sempre più strette. L'adesione è stata numerosa, pochi crumiri e tanta la
determinazione.
Le infami minacce di non rinnovo del contratto agli stagionali (circa il 15% della forza lavoro totale) non ebbero gli effetti voluti: gli stagionali stessi si schierarono in prima fila davanti al resto degli scioperanti, inveendo contro la tirannia imprenditoriale.
Se tanta fù l'unità di spirito operaio, tanto inaspettati furono i risvolti che la vicenda
prese. Quando il gioco si fà duro i duri cominciano a giocare, e fù così che l'azienda fece
scendere in campo il consulente aziendale di turno, mastino del padrone, cinico inflessibile,
preparato al punto di non concedere la minima briciola ai sindacalisti. E se a questo aggiungiamo
anche gli scontri e i dissidi che si sono verificati all'interno del RSU durante le trattative, il
risultato che otteniamo è un esiguo premio di produzione di appena mille euro al raggingimento
di un incremento del 3% .
Insomma un contentino irrisorio che fà contento soltanto il padrone e che lascia invece l'amaro in bocca ai disillusi operai. Tutta questa vicenda è significativa a proposito di ciò che gli operai devono vivere giorno per giorno. In queste situazioni si tende sempre di più ad incolpare i sindacati, inveendo contro i sindacalisti e strappando le tessere.
Cgil, Cisl, Uil hanno le loro gravose colpe (se la coscienza di classe non è più concepita, la
colpa è da attribuirsi, oltre che ai partiti politici di CENTRO-sinistra, anche alla dirigenza delle
strutture sindacali della classe operaia) ma la recente tendenza ad affidarsi a singoli che, sotto
l'ala di avvocati stipendiati, suppliscano a questo ruolo, è deleteria in quanto tende ad allontanare,
non a ricreare, la necessaria coscienza di classe. I cambiamenti devono essere fatti dall'interno
del sindacato, affinchè la linea sindacale riscuota i successi conquistati in passato, quando
la Cgil era un punto di riferimento della classe operaia. L'impegno per un cambiamento rivoluzionario dell'esistente non deve mai venire meno, l'apatia è dannosa alla lotta di classe.

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2 commenti:

Elisa ha detto...

Poveri illusi italiani,ma ancora dovete capire che gli sindacati in Italia sono "cavallo di Troia" al interno della classe operaia e che dovrebbero essere distrutti.Voglio limitarmi ad altri commenti.Ho un esperienza amara in Italia ,e gli sindacati li odio.Ho nel sangue il senso della giustizia umana ,poi sono anticomunista .Lavoro anche io in una pasticceria come operaia da più di 7 anni ,cercando con google un po di informazione ,ho trovato questo blog. -molto bello.Anche io ho la lingua molto velenosa al posto di lavoro per miei diritti.MA... non serve a tanto.Elisa

luca ha detto...

cara lisa credi di vincere le tue battaglie chiudendoti a riccio, se tutti facessimo come te addio ai tuoi bei diritti acquisiti con tanto sudore e oserei dire un po di sangue.
hai una soluzione migliore invece di sputare sentenze. Quello che non serve a tanto,come dici tu,è lo starsene in azienda ed ingoiare rospi dalla mattina alla sera. Noi dobbiamo coprire turni come meglio tornano a loro, bisogna fare
giustamente, quello che loro hanno deciso, ma soprattutto bisogna correre a i livelli di un cottimista,che naturalmente guadagnerebbe di più. Il tutto circondato da un bel guai a te se sbagli
luca

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