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giovedì 21 maggio 2009

Aiuti alle Banche




Dopo le dichiarazioni del presidentissimo Silvio Berlusconi riguardo
la possibilità di nazionalizzare le banche, rilasciate in occasione
dell’incontro con il premier inglese Gordon Brown, e subito
smentite dicendo che non si riferiva all’Italia, il governo, con buona
pace del liberismo sfrenato, si appresta a far affluire agli istituti
di credito dai 10 ai 12 miliardi di euro.
Certo, stavolta mascherare gli aiuti e l’intervento massiccio dello
stato per salvare i bancarottieri non è stato semplice, ancora
troppo vivo è ancora il ricordo delle regalie elargite dal governo
Prodi nella scorsa legislatura, tanto che Tremonti si è dovuto inventare,
dopo la Robin Hood tax ( a proposito che fine a fatto?) e
la social card da 40 euro mensili, i famigerati Tremonti Bond.
Che cosa sono? Sono obbligazioni emesse dalle banche e sottoscritte
dallo stato italiano, il quale pretende su queste un interesse
del 7,5%. In poche parole un bel fiume di denaro pubblico dalle
tasche dei contribuenti a quelle dei banchieri.
La trovata è fine, anzi geniale!
Con questo meccanismo gli aiuti sembrano figurare come dei prestiti
indiretti e comunque vantaggiosi anche per le casse statali, e il governo giustifica, inoltre, questo
intervento come finalizzato all’aumento dell’erogazione di
prestiti da parte degli istituti di credito a famiglie e piccole imprese.
Tuttavia, a coloro che vogliono credere alle fandonie del governo,
e che si ostinano a pensare che le famiglie e i lavoratori trarranno
beneficio da questi aiuti, vogliamo far notare, però, una
cosa: come mai lo stato presta denaro alle banche con un tasso
del 7,5% se poi le banche stesse erogano prestiti e finanziamenti
ad un tasso di interesse, poco sotto quello di usura, che va dal
13% ad addirittura quasi il 20%?
Se il governo vuole aiutare veramente le famiglie e i lavoratori,
perché non aumenta direttamente i salari, le pensioni, i sussidi di
disoccupazione e destina risorse a scuola e sanità?
È paradossale. Lo Stato italiano, che è fra i più indebitati del mondo,
regala soldi alle banche in crisi, con il solo scopo di sostenere
il sistema usuraio del credito che, di fatto, è tra le principali cause
della crisi stessa.
È un po’ come se in un locale notturno, sempre molto affollato e gremito prostitute,
ad un certo punto si sviluppasse fra i frequentatori una qualche
malattia a trasmissione sessuale, e di colpo, per l’effetto panico
il locale si svuotasse, e di conseguenza tutti i consumi andassero
in crisi; e a questo punto il proprietario, invece di impedire
la prostituzione all’interno del locale, decidesse anzi di regalare
gli alcolici ai clienti, con il solo fine di mantenere gli interessi dei magnacci.
Basta aiuti alle banche, espropriamole senza indennizzo e creiamo
un unico istituto di credito nazionale, pubblico e sotto il controllo
popolare, il quale risponda non più alle leggi del profitto e agli
interessi di pochi, ma alle necessità dei lavoratori.

Ruz

martedì 5 maggio 2009

Diamo più soldi a chi lavora

Gli aiuti alle aziende in crisi per il crollo delle vendite sono fini a se stessi
perché se non rilanciano i consumi gli aiuti, risulteranno del tutto inutili,
perché le aziende dopo aver preso gli aiuti ed essere andate avanti
per un altro pò di tempo ritorneranno agli stessi punti di prima con tasse, il materiale invenduto nei magazzini e costrette a fermarsi di nuovo.

Allora invece di aiutare sempre gli stessi questa volta aiutiamo i lavoratori dipendenti e i pensionati abbassandogli le tasse, lo stato dovrebbe recuperare questi mancati introiti riscattando i miliardi d'evasione fiscale che è una vera vergogna che pesa sulle spalle degli italiani onesti e distribuire fra i lavoratori e i pensionati soldi che dovrebbero dare all'industrie facendo ripartire l'economia reale dal basso, perchè se il popolo può spendere le aziende producono e vendono e non hanno bisogno di aiuti, viceversa si finiscono i soldi e le aziende prima o poi chiudono definitivamente e allora sarà davvero duro ripartire.
Ma i governi mondiali stanno scegliendo la strada degli aiuti alle industrie e così facendo
andiamo incontro a una disfatta perchè cercano di far stare le aziende a galla nella piscina di una
nave che sta affondando senza calcolare che se affonda la nave le aziende seguono la stessa sorte e non si risolvono le cose con la social card che chi ne ha diritto (se non è ancora morto di stenti)
gli danno l'esorbitante cifra di quaranta euro al mese circa 1,34 euro al giorno, andate spendete e rimettete l'economia. Giudicate voi, dobbiamo ringraziarli per tutto questo?
Zanzino

lunedì 4 maggio 2009

Lo Scomodo 6^Uscita

Questo governo continua a dare il meglio di sé acquietando il suo pubblico credulone
con risposte facili e populistiche, così le ronde diventano la soluzione a stupri e reati,
lo sciopero viene bandito per “garantire il servizio pubblico”, si accusa il presidente della repubblica di aver assassinato una donna “bella, giovane e fertile”(Eluana), si abolisce
l’assegno di disoccupazione perché spinge ai licenziamenti…
C’è però un altro avvenimento che avrebbe meritato maggiore attenzione: il CERD
comitato dell’ONU per l’eliminazione delle discriminazioni razziali (con la convenzione CERD/C/ITA/15) ha accusato l’Italia per le gravi violazioni dei diritti umani nei
confronti dei lavoratori migranti, per i discorsi xenofobi dei nostri politici, per l’accanimento delle
forze di polizia contro i Rom e per la loro ghettizzazione.
Il suddetto organo ha anche richiamato i mass media ad agire contro
i pregiudizi razziali e il governo a provvedere all’integrazione delle minoranze presenti.
Che siano anche loro “i soliti comunisti” che stravolgono fatti e parole?

giovedì 5 febbraio 2009

Lo Scomodo 5^ Uscita


La crisi dei mercati esplosa a Wall Street e diffusasi rapidamente in tutto il mondo, oltre a
comportare un inevitabile riassetto dei rapporti di forza tra le varie potenze mondiali
(U.S.A- Europa da una parte e Cina - India dall’altra), ha messo a nudo tutta l’inconsistenza del sistema capitalistico di produzione - scambio delle merci.
Non è un caso quindi che oggi tutti i governi, anche quelli più liberisti e convinti
sostenitori del mercato autoregolato, siano corsi a nazionalizzare le perdite dei loro banchieri
e finanzieri al fine di mantenere il proprio predominio sociale.
Le misure adottate come l’intervento dei capitali statali nelle grandi aziende, la riduzione
del costo del denaro e persino la messa in discussione dei protocolli europei sulla libera circolazione delle merci o sull’inquinamento, non sono serviti pressoché a niente, se non ad ingigantire i debiti pubblici degli stati.
Il prezzo di tali manovre di salvataggio sarà pagato ancora una volta dai lavoratori attraverso
un aumento della tassazione sugli stipendi, la perdita del potere continua a d’acquisto a fronte della galoppante inflazione, la distruzione della sanità e della scuola pubblica.
È in questo scenario che la crisi economica e la recessione (quella reale) sbarcano sul nostro territorio, aprendoci gli occhi sulle falsità pronunciate dal governo Berlusconi secondo il quale non esiste pericolo per i singoli cittadini e che tanto si adopera a scindere la crisi finanziaria da quella strutturale delle nostre grandi e medie imprese.

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