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giovedì 16 ottobre 2008

Leggi ad personam

È ormai risaputo che nelle legislazioni passate, ma anche in quella attuale, siano stati proposti e approvati provvedimenti di legge o atti a essa equiparati, contestati in quanto sembrano stati emanati col preciso intendo di favorire determinate persone (il più delle volte lo stesso Silvio Berlusconi).Alcuni esempi posso rendere meglio l’idea di quanto detto: la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge sulle rogatorie, le riduzioni dei termini di prescrizione. Questi provvedimenti che talvolta hanno tutte le carte in regola per darci un’idea del modo quasi personalistico di come viene gestito il potere, non sono sotterfugi per i quali ci sia bisogno di entrare nei meandri dei provvedimenti, emendamenti ecc. per rintracciarli: bene o male la popolazione ne è al corrente, anche se grazie più ad alcuni singoli giornalisti che all’informazione pubblica.Tuttavia più che fare un’analisi tecnica di questi provvedimenti vorrei cercare di focalizzare l’attenzione su come essi sono stati recepiti dall’elettorato.Sarà per la mia ingenuità, ma quando sentivo in giro che alcuni giustificavano l’efficacia di queste leggi, pensavo che fosse per una mancanza di informazioni a riguardo, invece ho notato che spesso non è così:la gente conosce quali sono gli effetti delle leggi blocca processi, della riduzione delle prescrizioni ecc. e arriva a giustificare un capo di governo che fa “il suo interesse” nel ruolo in cui si trova.Tutto ciò è simbolo della degenerazione del termine “politica”: l’uomo comune possiede una sempre più generalizzata concezione “privatistica” della politica nel senso che l’elettore appoggia, giustifica e vota colui che fa il suo proprio interesse economico. Non è tutto: ultimamente, l’uomo comune è arrivato a giustificare che nella politica tutti facciano solo il proprio interesse e non quello di una collettività, per questo si pensa che Berlusconi sia legittimato a tutelarsi sfruttando il posto che ricopre. Siamo arrivati a quello che non posso far altro che definire come un “egoismo altruista”: per quanto possa apparire paradossale il radicarsi della concezione privatistica in ambito economico e politico nonché sociale, sta portando la popolazione a chiudersi, a fare solo il proprio interesse, ad appoggiare posizioni sempre più conservatrici, ad asserragliarsi nel bisogno di sicurezza tanto da giustificare tutti a pensarla così. Sicuramente anche la sinistra ha le sue colpe, tornando all’esempio che ho fatto all’inizio, è noto che l’opposizione non è mai riuscita, nemmeno quando poi è andata a governare, a porre un freno a questa degenerazione; emblematico è il caso del provvedimento sul conflitto di interessi che ancora non è stato emanato, ma non solo: talvolta alcuni esponenti della sinistra hanno collaborato nel proporre simili oscenità giuridiche. Non possiamo far altro che guardare in faccia la realtà, visto che alla base di tutto ciò, si ripresenta inevitabilmente il perduto contatto con le masse, è certo che una eventuale legge che fermasse il proliferare di questi atti ad personam sarebbe stata ed è tutt’ora necessaria. Per far si che sia la stessa popolazione a mostrare il proprio dissenso è necessario andare alla base del problema, risolvere anche le questioni legate al lavoro, dare risposte concrete a chi ha bisogno che una parte politica li rappresenti concretamente.

Così facendo si potrebbe ricreare quella base sociale militante che, quando c’è bisogno di lottare (e di ricordare che in un paese democratico non è accettabile che un capo di governo con atti di diritto pubblico, risolva questioni private) ti segua in massa e, allora qualcosa potrebbe cambiare.

Asesino

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