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mercoledì 26 novembre 2008

Sudamerica oggi

I conservatori, che credono che l'attuale sistema di produzione della ricchezza (che crea oggi la disuguaglianza degli uomini) sia un fatto che non possa essere cambiato, dovrebbero guardare a cosa avviene oggi in America Latina. L'idea di comunismo, lo spettro che essi credono di aver esorcizzato, è il pilastro portante delle azioni e delle speranze di un intero continente. Non c'è solo Cuba che resiste, (malgrado qualche difficoltà) e che sta vivendo da pochi mesi un ricambio storico nel vertice, che molti non credevano possibile senza cancellare le conquiste rivoluzionarie. Anche nella maggioranza degli altri paesi sudamericani, sono in atto processi rivoluzionari, pur nella diversità delle esperienze. Non è mia intenzione fornire al lettore o alla lettrice un quadro completo: mi limiterò a un breve esposizione di alcuni fatti senza alcuna pretesa di descrivere esaurientemente un processo che necessiterebbe di uno spazio maggiore di quello che la vostra pazienza può accordarmi.
Comincerò con una breve panoramica proprio su Cuba. Con l’avvento della rivoluzione, il paese, che era una delle più povere ex-colonie, è arrivato a livelli fino ad allora sconosciuti per l’America Latina. L’analfabetismo è praticamente scomparso, il sistema sanitario è diventato un modello di riferimento per tutto il terzo mondo, il tenore di vita degli abitanti (ossia di tutti e non soltanto di una élite privilegiata) è enormemente migliorato. Tutto ciò ha (sostanzialmente) resistito non solo al “crollo del muro” ma a quaranta anni di blocco economico, di continui tentativi di golpe, di sabotaggi, e anche di terrorismo - poiché sono state fatte azioni anche di questo tipo - da parte degli Usa. Questo prova inconfutabilmente che il sostegno popolare non è mai venuto meno al governo cubano.
L'esempio cubano ha ispirato direttamente, ed ha sostenuto fattivamente, ad esempio con l'invio di personale sanitario, l'azione politica del presidente Chávez, uomo che parla apertamente di socialismo. Costui, attraverso la nazionalizzazione delle grandi aziende, inizialmente quelle del settore petrolifero, (nazionalizzazione che è stata estesa da parte degli stessi lavoratori, i quali in più di un caso hanno occupato ed autogestito fino all'esproprio le fabbriche in crisi) ha potuto realizzare importanti risultati nella modernizzazione del paese, investendo i soldi nella sanità pubblica, nell'istruzione, nel miglioramento delle condizioni di vita delle masse. Adesso è imminente la nazionalizzazione del Banco del Venezuela, che permetterà ulteriori passi in avanti. Chávez stesso ha così affermato “I profitti non andranno ai gruppi privati, ma saranno investiti nello sviluppo sociale. Il socialismo è più forte ogni giorno che passa”. Anche in questo caso i capitalisti hanno spinto il loro principale rappresentante, ossia Bush, a fare di tutto per affossare la storia. Abbiamo così visto il sostegno ad un tentato golpe, e a molti degli oppositori politici del presidente. Non nego che ci siano stati errori, imprecisioni, azioni "alla meno peggio" etc., ma.....Come esempio di disinformazione sul tema, porterò le voci che periodicamente affermano l'assenza della libertà di parola in Venezuela. Vi citerò un brano tratto dall'articolo di A. Villari, pubblicato sul sito www.giùlemanidalvenezuela.net :"secondo i dati dell’Osservatorio Internazionale sui Media, la gran parte dell’informazione in Venezuela, non soltanto è privata, ma è anche apertamente schierata con l’opposizione al Governo di Chavez: è un curioso paradosso della democrazia, che in un Paese in cui il Governo dispone di un sostegno popolare di quasi due terzi della popolazione (stando alle ultime elezioni presidenziali), tre quarti dei media non facciano altro che attaccarlo. Nel 2002, l’Osservatorio per i Diritti Umani affermò esplicitamente che “lungi dal fornire un’informazione onesta e veritiera, i media in gran parte cercano di provocare il malcontento popolare a supporto dell’ala estremista dell’opposizione”. Ciononostante, tale è la democraticità del Governo bolivariano, che nessuna emittente è stata chiusa, e soltanto alla scadenza della licenza a RCTV (emittente privata chiusa NdR) viene revocato l’utilizzo delle frequenze. C’è da chiedersi se in qualsiasi altro Paese “democratico”, se un canale televisivo avesse apertamente sostenuto il rovesciamento del governo, avrebbe continuato a trasmettere anche dopo il fallimento del colpo di stato, e se il suo proprietario andrebbe esente dalla giustizia penale."
Anche la Bolivia, con il governo di Morales, nonostante analoghi attacchi, sta nazionalizzando le immense ricchezze naturali del paese, oltre, ad esempio, alla maggioranza delle azioni delle telecomunicazioni. Gli "interessi forti" che hanno cercato di impedire una radicalizzazione della situazione tramite spinte secessioniste, sono stati recentemente sconfitti da un referendum.
Sia l'Ecuador, con Correa, che il Nicaragua, con Ortega hanno eletto governi "molto progressisti".Si potrebbe citare anche il caso dell'Uruguay....Malgrado sia stato deludente rispetto alle speranze iniziali anche il governo di Lula in Brasile rimane, in molti aspetti, un esempio positivo. Lo stesso vale, anche se in misura minore, per il Cile. La grande crisi economica del 2001 portò le masse dell'Argentina (tra le altre cose) ad occupare ed a autogestire molte fabbriche, esperimento che con i suoi limiti, dura tutt'ora e mostra le potenzialità della classe operaia. In conclusione, "il sol dell'avvenir" è molto sentito, ancora oggi anno 2008.

Gianluca Angeli

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