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giovedì 24 aprile 2008

Genova, Luglio 2001 Come il governo Berlusconi svelò il suo volto

Innanzitutto dovrò ricordare che nulla di quanto accadde nelle giornate di Genova, nel 2001, fù inaspettato. Alla vigilia di quegli avvenimenti, temevamo addirittura di peggio. La città venne blindata con largo anticipo, e, in particolare venne fortificata con barricate di containers la "zona rossa", quella dove si sarebbero tenuti i colloqui del G8. Le delegazioni avrebbero dormito su una nave, per sicurezza. Non ci fu solo il ridicolo divieto di stendere i panni al sole, ma anche la proccupante preparazione di un'ospedale da campo. Le comunicazioni ferroviarie tra la città e il resto d'Italia, vennero rese più difficoltose possibile, per scoraggiare il massimo numero possibile di manifestanti.

I fatti si articolarono su 3 giornate. Nella prima giornata, il giovedì 19, le contromanifestazioni si svolsero in maniera sostanzialmente tranquilla, il grosso dei manifestanti (tra i quali anche io)doveva ancora arrivare.

Per il venerdì 20 i sindacati di base avevano proclamato uno sciopero generale contro il G8. Mi misi in viaggio nel primo pomeriggio, ma l'assenza di treni diretti mi costrinse a dover fare il viaggio a tratte. Gli unici collegamenti ferroviari diretti erano dei treni speciali per i manifestanti, ma il primo sarebbe partito solo l'indomani. Firenze-Pisa, quindi, dopo una discreta attesa, Pisa- Sestri Levante, ultima stazione raggiungibile con i treni ordinari. A Sestri Levante, le ferrovie misero a disposizione dei viaggiatori una navetta speciale, ma solo fino a Nervi. A Nervi, fui costretto a dover rintraccciare un'autobus extraurbano fino a Genova. Arrivai in piazza Kennedy (che era uno dei ritrovi dei manifestanti sul lungomare) in tarda serata. Gli attivisti che erano lì, mi parlarono degli scontri della giornata. Mi dissero che la polizia aveva sparato; c'era addirittura chi parlava di 5-6 morti.

Passammo la notte sotto la continua sorveglianza di elicotteri della polizia con riflettori.
L'indomani, verso mezzogiorno, cominciò a snodarsi la prevista manifestazione, sul lungomare. Le stime sulla partecipazione in seguito parlarono di 300.000 persone, ed in effetti era difficile capire dove finisse il corteo. Genova non è una città costruita su un terreno piano; alcuni tratti rimangano sensibilmente rialzati rispetto al resto. Arrivai in uno di questi; dove il litorale forma un piccolo promontorio, noto come "Punta Vagno". Sulla strada a quell'altezza, potei vedere la testa del corteo, circa 1 km più avanti, fatta segno di un cospicuo lancio di lacrimogeni. Ne seguì la fumata nera degli incendi.

La carica delle forze dell'ordine cominciò quindi a risalire il corso del corteo. Le strade laterali erano bloccate da altri agenti. Dopo poco cominciarono anche a farsi vedere degli elicotteri, dai quali venivano lanciati lacrimogeni. Una buona parte dei manifestanti, intorno a me, optò per la resistenza passiva, ovvero si misero a sedere per terra, gambe incrociate e mani alzate. Ma, mentre il momento dello scontro si avvicinava, io e il gruppetto a cui mi ero aggregato, decidemmo che la soluzione migliore era spostarsi il più possibile fuori della strada. Arrivammo quasi fin sulla scogliera; il mare era presidiato da barche della polizia, e molti manifestanti cercavano di fuggire lungo gli scogli. Tornammo indietro: la carica era passata, tutta la strada era completamente insozzata di sangue. Alcuni manifestanti venivano portati via in barella. Alcuni di loro erano quelli che avevano scelto la resistenza passiva. Non era possibile fermarsi: alcuni agenti erano rimasti lì, e non lo permettevano. Pensammo di incamminarci verso la piazza dove era in origine previsto l'arrivo della manifestazione. Lungo la strada assistemmo da lontano a vari scontri, in particolare la stazione ferroviaria di Brignole (punto di arrivo dei treni speciali) era teatro di violenze. Passammo anche da piazza Alimonda, dove il giorno prima era morto Carlo Giuliani. I nostri vagabondaggi terminarono nei pressi di piazza Galileo Ferraris, dove incontrammo un torrente di gente che ne usciva. Da lì mi incamminai per tornare a casa.
Personalmente ritengo che sia oltre ogni ragionevole dubbio che, con tali premesse, e con tali azioni da parte della polizia, gli scontri, le violenze , anche il morto, siano stati cercati e voluti "a priori"dall'alto. Anche i cosiddetti "black-block" potevano essere fermati senza dover caricare indiscriminatamente tutti. Che poi il suddetto “blocco” fosse infiltrato da parte di chi doveva mantenere l'ordine, ormai è ampiamente provata... Tutti gli ufficiali delle forze dell'ordine, partecipi delle violenze di Genova, inoltre, sono stati in seguito promossi. Molte responsabilità politiche di quei fatti, richiedono una riflessione; ad esempio il ruolo di Fini, in quei giorni istallatosi nella centrale operativa dei carabinieri.
Gianluca Angeli

1 commento:

Anonimo ha detto...

Evidentemente la gente non sa più riflettere.. altrimenti Fini, alleato di Berlusconi, dopo le verità che sono venute a galla, non sarebbe tornato mai più al governo. AH già, questo succede in una democrazia vera, non in Italia.

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